Nota di Gualtiero Schoeneneberger per Radio Monteceneri
Personale di Nino Crociani a Lugano 1966
Pittura della solitudine, dell’uomo nella folla e dell’impossibilità di allacciare rapporti che non siano basati sull’aggressività e il dolore, è stata definita quella di Nino Crociani, forlinese trentaseienne, laureatosi in giurisprudenza e poi formatosi all’Accademia di Belle Arti, a Bologna, e oggi attivo e residente a Milano.
La difficoltà, per Crociani, di approdare alla pittura, la scabrosità, gli scompensi evidenti del suo discorso, a livello formale, più che di un “handicap” a livello espressivo ci parlano di un’autentica necessità morale di resistere alla massificazione nella vita d’oggi. E questa estrema diffidenza nel servirsi di strumenti formali magari già sospetti si traduce in una maniera composita di concepire il quadro il quale ha sì, una chiara radice espressionistica nordica, tedesco-austriaca, ma anche baconiana o, nelle confluenze dei risultati e in una certa tristezza crudele, spagnola, ma poi irrigidisce il suo rabbioso, e dolorante scatto iniziale in una sorvegliata ripartizione delle forme in spazi o in ritmi grafici.
E’ ovvio, allora, che i risultati siano, per Crociani, più raggiunti nelle incisioni (anche solo per il fatto delle dimensioni più ridotte), dove fra significato e segno, l’accordo si compie in modo spesso insolitamente convincente, mentre nei grandi quadri (più interessanti contenutisticamente) il bisogno di dire troppo e la presenza di ricordi non ancora digeriti e rielaborati, creano squilibri cui raramente rimedia l’efficacia di certi particolari:
- il parallelismo, per esempio, fra sollecitazione erotica a braccia afferranti una sbarra di sostegno nel tema ricorrente della folla nei tram. Il colore, che il pittore sembra vicino ad aver piegato alle sue necessità, viene anche usato nella cruda fisicità della sbavatura, ma altre volte tende ancora ad essere puramente un fatto indicativo.
Giairo Daghini ha avvicinato il pittore, ieri sera, durante la vernice interrogandolo sulla esperienza di artista e il suo mondo.

Nella sala del Grechetto della biblioteca Sormani, Comunicato stampa
Nino Crociani presenta il suo libro d'artista “La Marquise de Merteuil ou Choderlos de Laclos” con incisioni a commento di lettere tratte dal romanzo epistolare "Le Relazioni pericolose" di C. De Laclos.
Presentazione di Maria Fratelli.
Maddalena Giovannelli e Corado Rovida leggono alcuni brani di lettere tratte dal testo.
Il libro è stato realizzato con la collaborazione di Daniela Lorenzi.
Le opere resteranno nello "Spazio Espositivo" fino al 2 /12
Prosegue l’esposizione del libro d'artista di Nino Crociani “La Marquise de Merteuil ou Choderlos de Laclos” con incisioni a commento di lettere tratte dal romanzo epistolare "Le Relazioni pericolose" di C. De Laclos.
Il libro è stato realizzato con la collaborazione di Daniela Lorenzi.
Le opere resteranno nello "Spazio Espositivo" fino al 2 /12

Carta e Ferro Museo Messina Maria Fratelli
Le carte di Nino Crociani in mostra presso lo Studio Museo Francesco Messina confermano il ruolo assunto da questo Istituto quale laboratorio dedicato all’arte contemporanea. Si tratta di incisioni realizzate a partire da una serie di ferri corrosi dal tempo. Il metallo è quindi il protagonista di questa esposizione, filo conduttore, silenzioso ma altamente espressivo, che dall’attività di Crociani riconduce alle opere in bronzo di Francesco Messina.
Il ferro, che notoriamente possiede una garanzia di durata, tradisce in queste lastre una specifica sensibilità di superficie, rivelando la capacità di accogliere e immortalare, con lentezza e mutevolezza, quanto di più difficile ci sia da fermare: il tempo della durata. Le corrosioni, le imperfezioni e i graffi che hanno progressivamente modificato la materia, sono indagati e ripercorsi da Crociani con sguardo attento, alla ricerca di un punto di accesso per il proprio segno. L’incisore li segue come tracce primigenie del disegno, elementi accidentali da connettere, unire e condurre all’evidenza in un processo espressivo che è al contempo rivelazione. Con questo fine Crociani sceglie e ricerca i propri temi e i propri soggetti e il dialogo con i ferri corrosi non è accidentale ma, come precisa lui stesso, necessario per conferire una maggiore “consistenza alle immagini di pugili che stavo incidendo e poi a dare corpo alle immagini che via via mi andavano suggerendo”.
Si tratta, pertanto, di un processo maieutico, da intendersi quale criterio di ricerca di una verità che l’artista scopre, di volta in volta, in sé stesso, nella propria anima.
È pur vero, d’altronde, che si trova ciò che si cerca e Crociani ricerca nella materia i suoi amici più cari: i pugili, le modelle, i volti, i temi ricorrenti di un lungo percorso artistico nell’ambito della figurazione.
Carta e ferro esemplificano quindi, letteralmente, una serie di processi creativi di trasformazione della materia, di passaggi dall’astrazione alla figurazione (le Sindoni laiche di cui scrive in questo libro Angela Madesani), dalla memoria alla ricerca instancabile di nuove suggestioni.
Quello che contraddistingue l’operato artistico di Nino Crociani è l’incessante studio della storia dell’arte, la rivisitazione di maestri antichi e contemporanei da cui trarre aggiornamento continuo. Il corpo umano è per Crociani, non un soggetto fine a sé stesso ma un pretesto narrativo per raccontare storie personali che diventano sociali: contesti, memorie, costrizioni, intenzioni, rivoluzioni. La sua è sempre stata un’arte impegnata, attenta ai temi scottati della contemporaneità: una ricerca dentro la condizione umana, sociale e politica del proprio tempo, finalizzata ad una restituzione etica, morale e, soprattutto, politica.
Ogni rappresentazione assume, per Crociani, il valore e la volontà di una dichiarazione, la necessaria presa di posizione davanti alle sollecitazioni della storia. Dalle istanze rivoluzionarie degli anni Settanta, che lo hanno visto in prima fila quale artista e attivista politico, fedele ad un’idea dell’arte quale strumento di rivoluzione intellettuale
Crociani non si è mai arreso: nel confronto con la materia ha continuato a cercare la vita e la bellezza anche quando la rivendicazione e la denuncia prendevano il sopravvento, ha dato voce alle atrocità delle dittature, ha denunciato violenze e prevaricazioni ma, sempre, al contempo, nell’intenzione di cui l’arte è massima espressione, ovvero per dar forma alla speranza.
I temi della denuncia e del riscatto si ritrovano nei suoi pugili, conosciuti nella Ferrara del dopoguerra quali eroi popolari alla ricerca della propria affermazione, nelle modelle amate e rispettate nella loro fisicità e nella singolarità delle loro storie di vita, negli eroi del cinema e dell’arte, studiati e indagati con acuta introspezione per rivelarne l’essenza psicologica e il valore morale.
Denuncia e riscatto si trovano anche nei personaggi tratti dai suoi libri preferiti, nei protagonisti dei romanzi della grande letteratura, vissuti come amici di vita, alleati, infami, traditori, fragili, eroici, ammirevoli, perduti, sublimi.
Di questa ricca e molteplice cultura ha sostanziato ogni singola carta incisa, ogni tratto di matita e carboncino, ogni grande murale di strada, ogni installazione, ogni attività di piazza. Di questo sapere coltissimo e artigianale a un tempo – quando davanti al torchio diventa maestro stampatore e demiurgo - sono impregnate le sue opere: di una raffinata e incessante cultura visiva e letteraria si è nutrita tutta la sua esperienza di artista e di uomo. Questa mostra spetta quindi a Crociani come dovuto omaggio alla sua carriera.

L’essenza della forma
Note su alcuni lavori di Nino Crociani di Angela Madesani

Nino Crociani è un artista che si pone aldilà di facili collocazioni, di gruppi, movimenti. La sua ricerca, iniziata negli anni Sessanta, è segnata dalla storia dell’arte che ha studiato, metabolizzato, che ha fatto sua, Rembrandt, Goya, Edvard Munch, che ha scoperto durante un lungo viaggio di formazione in Norvegia, i Fauves, gli Espressionisti tedeschi, Max Beckmann in particolare. Il suo è un operare autonomo rispetto alle contingenze storiche di un’attualità1 che gli appartiene solo da un punto di vista esistenziale. Ci troviamo di fronte a uno sperimentatore, a un appassionato studioso del linguaggio che utilizza principalmente, l’incisione2. È possibile in tal senso cogliere un filo rosso, un sentiero comune che attraversa le sue opere nel corso degli anni. La mostra che questo testo accompagna propone lavori realizzati negli ultimi dieci anni, ma non si tratta certo di un’antologica di opere recenti, quanto piuttosto della costruzione, da parte dell’artista, di un dialogo serrato tra i diversi lavori. I volti (), che costituiscono il cuore della mostra che andiamo qui a presentare, nascono dall’ascolto della materia. Lastre arrugginite, trovate casualmente nella bottega di un fabbro, nel momento in cui Crociani è impegnato in uno dei suoi lavori più riusciti, quello su I pugili3. Le lastre gli suggeriscono delle presenze, delle tracce, sindoni laiche.
Alcune le ha stampate così com’erano, foriere dei segni del tempo, delle erosioni, delle consunzioni e costituiscono parti di dittici4. In altre ha apposto il suo segno, ha tirato fuori dei volti compiendo una vera e propria operazione maieutica: la materia ha già in sé quanto l’artista riesce a cavare. Il risultato sono delle grandi teste asessuate, che paiono richiamare certo Giacometti. È un segno fortemente esistenziale, che si pone in un momento particolare del percorso di Crociani. Sono lavori fatti da un artista ottantenne, opere della maturità, in cui l’aspetto di riflessione, di pensiero sul senso del lavoro, è portante. In essi è una tensione all’essenza, è la volontà di asciugare, di giungere al grado zero dei fenomeni. Vecchiaia, maturità che per alcuni artisti, fra i quali il nostro Crociani, non è momento di declino, anzi, mi pare che questi siano tra i suoi lavori più profondi, più densi.
Se in tutti i lavori di Crociani riusciamo a cogliere una trama, qui la faccenda è diversa. È come se con I volti fosse uscito da un ambito narrativo5 per giungere alla purezza del segno e della forma riassumendo, con semplicità poetica, la complessità del suo lungo quanto sapiente percorso artistico (ha collaborato Francesca Leardi).



 
  • Solo durante gli anni Settanta Crociani, coinvolto dall’impegno politico, ha abbandonato, temporaneamente, la pittura per dedicarsi a linguaggi fortemente legati a quel momento: installazioni, manifesti di soggetto politico.
  • Anche se una gran parte dei lavori di incisione erano di preparazione alla pittura, poi sono rimasti solo dei progetti
  • I lavori sui pugili risalgono alla fine degli anni ’90, sono stati realizzati tra il 1998 e il 2000. La prima esposizione di quel lavoro comprendeva sole stampe insieme a una cartella di piccole incisioni con teste di pugili, oggi qui in mostra, nello Studio di Francesco Messina, al primo piano. Gli unici due protagonisti riconoscibili sono Willie Pep e Rocky Marciano.
  • La seconda parte del dittico di forma rettangolare allungata, è costituita da un incisione con un corpo nudo. 5 Crociani continua ad ispirarsi alla letteratura, alla narrazione per la sua ricerca, alla quale attende ogni giorno.